Westward & Terra del Ritorno
Giovanni Chiaramonte
Foto Santa Monica, CA.
Risfogliando il libro Westward, mi è venuto spontaneo fare una riflessione sull’opera antipode di “Terra del ritorno”, due opere nelle quali si intreccia il significato dell’uomo nel mondo occidentale.
Nell’America di Westward, luoghi e uomini costruiscono il proprio esistere nella parola fondante “la scoperta del nuovo mondo”, un nuovo che si de-materializza in un panorama disteso e infinito. La forza di una natura predominante che annuncia all’uomo di non potersi sottrarre al viaggio nella continua ricerca del proprio luogo.
Nell’immagine iniziale l’uomo in posizione retta guarda all’infinito e a reggere le sue spalle un palo che sborda verso il cielo, come la visione di un duplice infinito, un’eguale sensazione si prova nel mare di “Herman Melville”, dove antichi marinai attendono di fronte l’albero maestro, con lo sguardo teso all’orizzonte, lo spiegare delle vele.
Terra del ritorno, apre con l’immagine iniziale di una tomba nella quale si raffigura una madre con suo figlio e un libro aperto senza scritte, e si conclude nella veduta di un giardino con al centro una sfera in marmo con sopra la figura della fiamma eterna. Nel viaggio Europeo è come se tutti i sogni immaginari ritrovassero la loro materializzazione, ogni luogo ha una sua figura, come uno spazio temporale che attende il nostro arrivo, come se contemplare queste immagini ci permettesse il ritrovamento di noi stessi, l’abbraccio consapevole di una storia, di un’Origine.
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