Oggi il passaggio dalla prima alla seconda modernità ha messo in discussione definizione e riconoscibilità del paesaggio stesso. Una nuova generazione di fotografi si trova a dover interpretare il senso di quanto sta accadendo. Ereditare il paesaggio, vuole quindi essere un confronto e un dialogo tra generazioni e linguaggi. Il progetto ha avuto inizio con l’invito a nove autori, hanno contribuito a definire gli strumenti per una nuova ricerca sul paesaggio contaminando i confini tra arte sociologia urbanistica e fotografia. A ognuno di loro è stato chiesto di indicare due fotografi più giovani che sancissero una sorta di metaforico passaggio di testimone. È nata così una panoramica ricca di stimoli che testimonia, tra continuità e fratture, le possibilità di rappresentare e immaginare ancora il paesaggio contemporaneo.
Il volume, catalogo della mostra di Biella (Museo del Territorio Biellese, 16 dicembre 2007 – 24 marzo 2008), è una testimonianza del lungo lavoro di ricerca e valorizzazione compiuto per giungere alla realizzazione di un progetto che, fin dal titolo, lancia un messaggio e contemporaneamente un monito. Il paesaggio è infatti da qualche anno oggetto di attenzione e approfondimento diffusi, in particolare da parte di chi individua in esso una delle matrici dell’identità e della cultura locale. La tutela e la valorizzazione del paesaggio e dell’ambiente nel quale viviamo è quindi un problema del presente ma anche e soprattutto del futuro. Il territorio non è solo un’eredità da parte dalle generazioni precedenti, ma è anche un prestito dato alle generazioni successive, affinché possano trarre benessere e benefici. In tale situazione si evidenzia il ruolo che i Musei del Territorio svolgono attraverso un’azione di educazione, di sensibilità e formazione. Il racconto che le immagini di “Ereditare il paesaggio” trasmettono è quello di un mondo vissuto, praticato, intensamente umanizzato e non stereotipato o da cartolina.