Protest in Photobook
“immagini di resistenza, memoria e lotta”
Foto di Christopher Sansbury
Il libro fotografico come documento e atto di denuncia, come memoria che si fissa nel tempo, come urlo muto che resiste all’oblio. “Protest in Photobook” non è solo una raccolta, ma una testimonianza viva della tensione umana, del coraggio, della disperazione e della speranza incastonati nella luce e nell’ombra delle immagini. È un archivio che descrive le cisi e conflitti, una mappatura visiva che attraversa decenni in geografie distinte, riprende frammenti di vite sospese tra la rivolta e la repressione.
L’immagine come prova, il photobook come manifesto
Se la fotografia è da sempre un mezzo per raccontare il mondo, il photobook diventa una sequenza di visioni che sfida il tempo. Dai primi scatti che documentavano scioperi operai ai più recenti movimenti di protesta globali, ogni libro scelto nella raccolta “Protest in Photobook” è un tassello che compone il mosaico delle tensioni sociali, delle ingiustizie, delle lotte dimenticate o mai raccontate a sufficienza.
Fotogiornalismo, fotografia d’autore, immagini rubate nel cuore di una manifestazione: ognuna di queste forme di racconto visivo ha contribuito a definire la narrazione delle proteste nel corso della storia. Le pagine ingiallite di un libro diventano così il luogo in cui la memoria trova rifugio, un contenitore di sguardi che sfidano il potere e la censura.
Sì, perché la maggior parte delle volte la “censura” c’è stata al massimo del suo potere.
Le rivolte, i silenzi, le resistenze
Le immagini raccolte attraversano i continenti e le epoche: dagli scatti di Gilles Peress sull’Iran post-rivoluzionario alle immagini crude delle proteste di Hong Kong, dai volti segnati dei manifestanti di Black Lives Matter ai ritratti silenziosi delle Madri di Plaza de Mayo in Argentina. Ogni libro è una finestra aperta su una realtà che troppo spesso viene raccontata solo attraverso le parole del potere. Qui, invece, a parlare sono le immagini, senza filtri, senza concessioni.
C’è chi fotografa la violenza, chi documenta la resistenza pacifica, chi ritrae il volto di chi ha perso tutto e chi cattura l’istante prima della repressione. Ogni scatto è una scelta, un atto umano e politico.
Il photobook come resistenza
Nell’epoca in cui l’immagine scorre veloce sugli schermi, sfogliarne una su carta è un gesto di resistenza. Il photobook diventa un oggetto di riflessione, un tempo sospeso tra le mani, una narrazione che si costruisce pagina dopo pagina, restituendo al lettore il potere di soffermarsi, di entrare nel dettaglio, di dare il giusto peso a ogni storia.
“Protest in Photobook” si propone non solo di raccogliere questi racconti visivi, ma di renderli accessibili, di dare loro una nuova vita attraverso la divulgazione sul web, affinché la memoria delle lotte non resti confinata nei margini della storia. Perché ogni protesta ha la sua immagine, e ogni immagine è una forma di resistenza.
Interessante intervista di Giorgio Cosulich