Bio Ricardo Francone
Sono nato a Lujàn, una piccola località della provincia di Buenos Aires. Mi trasferisco in Italia dopo la grande crisi economica degli ultimi anni ‘80.
Nell’anno ’93 inizio a frequentare un corso biennale di fotografia con la specializzazione in Studio dell’immagine come visione ottica, seguito dal prof. Giovanni Chiaramonte presso la “Civica Scuola di Fotografia” a Milano, conseguendo il Diploma nell’anno ‘95.
La mia passione per la fotografia è data dal senso di libertà che trovo in questo strumento, concentro le mie ricerche sui luoghi urbani, assumendo la visione delle immagini come unico fondamento, obbiettivo dato dall’esperienza, in rapporto alla realtà.
“Conformazione degli Eventi” Genesi
Il luogo dell’incontro, il susseguirsi delle esperienze, complesse come un viaggio, per quanto riguarda il mio percorso, hanno come fulcro la Civica Scuola di Fotografia di Via Paravia, 31 a Milano. Se devo definire il tema dell’Eredità, non posso prescindere da quel corso serale, in cui l’indice della mia vocazione inizia con l’insegnamento di Giovanni Chiaramonte. Le mie necessità interiori in quella scuola si sono messe a fuoco come domande precise alle quali ho dovuto cominciare a rispondere. Tra studenti e insegnante si era creata una condivisione delle esperienze che man mano si apprendevano e che finalmente avevano creato un luogo dove si veniva a contatto con fotografi, libri, film dove era data la chiave dello sguardo, la nave di Cristoforo Colombo per scoprire nuovi mondi.
“il mondo è immagine e l’uomo abita poeticamente” L’origine genealogica dell’immagine
La visione trasmessa del viaggio che da giovane mio nonno aveva affrontato oltre oceano, visione che raccontava ogni sera al capo della tavola dopo la cena, fumando una sigaretta con aria rilassata, come una delle cose più preziose della sua vita.
Lo sfogliare un’enorme enciclopedia universale di una mia cara zia, ancora troppo giovane per saper leggere, dove ricorreva tra le figure il disegno di un Uomo, che nella mia fantasia in lui racchiudeva il mistero di quei luoghi.
Luigi Ghirri con le Tracce di Pollicino, il suo viaggio nell’Atlante, l’emozione di scoprire insieme a queste figure che quei viaggi non erano scontati, che esse avevano gia segnato una volontà, quella di conoscere, la stessa scena dell’anziano signore che sfoglia il libro di August Sander nel film Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, raccontando la memoria di un Uomo e il Volto di un intero popolo.
Nel Racconto di un pellegrino russo – la ricerca mistica delle parole udite per caso nella santa messa “Pregare senza intermissione” – il protagonista intraprende un viaggio meraviglioso alla scoperta di una risposta alla sua domanda come fosse possibile pregare costantemente vivendo in un mondo cosi indaffarato; l’essere attenti può assegnarci dei compiti imprevedibili, come il dire il mondo è immagine e l’uomo abita poeticamente. La profonda serietà della preghiera di un pellegrino rispecchia in me fotografo il cercare in ogni fotografia l’avvicinarsi a questa poesia nascosta in ogni cosa.
Nella mostra del 25 gennaio 2001 a Milano dedicata a Cartier-Bresson c’era uno scritto che diceva: “fa bene alla salute contemplare i paesaggi di Giovanni Bellini, Hokusai, Poussin, Carot, Cezanne, Bonnard e tanti altri, e andarsene nella natura con una matita in mano.”
Ho in me le parole di Jack Kerouac nel romanzo La città e le metropoli, “La vita procede a Galloway come le stesse stagioni, attraverso le quali la vita pulsa in capricciose processioni, e salta e rimbalza, mentre i capricci dell’universo fiancheggiano i cieli senza fine.” Alzarsi al mattino, uscire di casa con la memoria salda di questi viaggiatori ti fa sentire Bene, e la giornata diventa una gran bella giornata.
Queste condivisioni mi hanno aperto a un’esperienza singolare che non posso definire totalmente in queste poche righe. Un signore che passeggiava mentre scattavo una fotografia, si fermò curioso e mi parlò dicendo che ogni cosa vive anche di luce propria e non possiamo darne il merito soltanto al Sole. Senza dire null’altro, sorridendo, se ne andò via.
(scritto in occasione della mostra Ereditare il paesaggio a Roma, 2007)