Il libro fotografico
«stampato»…
Il libro, al momento, credo sia l’unico strumento valido per comprendere il lavoro fotografico di un autore; è, se non altro, un veicolo fisico e permanente.
L’esperienza tattile e l’integrità poetica che ci dona il libro, non credo siano sostituibili da altri mezzi di comunicazione. Se non proprio sostituibili, sono sicuramente differenti, almeno per quanto riguarda la loro intimità e la complicità che possono instaurare con il lettore.
Non possiamo ignorare il virtuale, che negli ultimi anni ha sostituito sistematicamente la carta stampata, con una rapida evoluzione. Principalmente, sono emersi canali d’informazione e successivamente libri, sia di letteratura che fotografici, in formato virtuale, come “bellissimi cofanetti di CD/DVD da guardare comodamente in poltrona con un telecomando”. Certamente, per una generazione come la mia, cresciuta con il libro, la differenza sta nella posizione con cui si guarda, rappresentata in un’esperienza unica e diversa.
Sono consapevole, tuttavia, del presupposto che le nuove generazioni siano sempre meno legate alla visione del libro e più abituate allo studio attraverso canali virtuali, con grandi benefici in termini di praticità e dinamismo nell’organizzazione delle proprie ricerche. Al contempo, sono consapevole che il libro rimarrà sempre l’oggetto per eccellenza. Guardare un bel libro è sempre fonte di grande stupore, e quando accade, è come vivere quel momento per la prima volta.